Anche quest’anno la Sspig si è recata a Siracusa per assistere alle tragedie greche che si svolgono come da tradizione nell’antico teatro.
In accordo con gli interessi della Sspig, che coniuga da sempre le teorie psicologiche con gli altri rami del sapere e in particolar modo con l’Arte, di seguito le riflessioni di Nadia Carbone, allieva della scuola:
Il 27 Maggio gli allievi ed i docenti della SSPIG hanno assistito alla rappresentazione classica “Elettra” di Sofocle, presso il Teatro Greco di Siracusa, diretta da Gabriele Lavia.
In un clima particolarmente suggestivo,una culla gremita di uditori, un tramonto pregno di storia, tradizione, cultura e aria siciliana si è potuto ammirare nuovamente una tragedia nella tragedia.
Elettra, sua fratello Oreste, la loro madre Clitennestra, Egisto, Pilade sono solo alcuni dei personaggi che hanno animato la scena, che hanno riproposto il mito, che hanno permesso di ricostruire una storia sempre ricca di spunti, riflessioni e considerazioni.
I temi dell’odio; della giustizia e della legge; della trasmissione della vendetta; del rapporto tra consaguinei; le similitudini tra il complesso di Edipo e quello di Elettra; le analogie con il rispetto ricattatorio del sistema mafioso attuale..sono solo alcuni dei temi rilevanti, da cui è stato tratto spunto per strutturare diverse riflessioni in grado di andare oltre la semplice visione della rappresentazione.
La tragedia greca si apre con il dramma di Elettra: una donna in gabbia che invoca e piange il fratello lontano, che vive nell’odio verso sua madre – genitrice ed assassina- del padre Agamennone. Quest’ultimo, per ordine di Apollo, deve essere vendicato e per questo verrà sparso sangue.
Il dramma di Elettra anima subito la scena: una voce penetrante, un corpo intrappolato nella sofferenza, l’odio verso la madre Clitennestra diventano una vera e propria cella all’interno della quale Elettra è rinchiusa e mette in scena in scena il proprio dolore.
Emerge subito il pensiero sottostante: Edipo ed Elettra hanno un destino scritto, una necessità divina che viene stabilita. Sono gli dei che fanno agire l’uomo e la responsabilità è cosi annientata, assunta da qualcun altro.
La vendetta deve essere agita per specularità.
In questa tragedia non esistono differenze: tu mi uccidi, io ti uccido.
L’odio diventa simmetrico, il sangue deve essere sparso senza differenza alcuna.
Esite una legge di Stato ed una legge di Famiglia: l’epilogo di entrambe porta solo verso la brutalità e lo spargimento di sangue.
Attreverso un tranello, Oreste – creduto morto-, riesce a ritornare a palazzo e con la complicità di Elettra riesce ad uccidere Clitennestra ed Egisto.
Il tutto è compiuto, il sangue è versato.
Il morto è vendicato dentro le mura domestiche, così come doveva essere.
Dove sta allora la libertà?
Cosa è determinato dall’uomo?
Cosa l’uomo può essere libero di desiderare?
Dove abita questo desiderio?
Il magico imbrunire al Teatro Greco di Siracusa ha costituito lo sfondo all’interno del quale ammirazione, voci, storia, spunti di argomentazione, applausi e parole sono nati..ed hanno creato così riflessioni su cui soffermarsi, condivisione extracurriculare ed un ricordo..tutto da condividere!