A cura della Dott.ssa Aurora Mineo
Nel terzo libro della trilogia di Yalom viene riattraversata la vita di un filosofo con una prospettiva nuova. Qui non è il pensiero di Spinoza a dover dare risposte ma la sua stessa vita, la sua stessa esistenza come libero pensatore nell’Olanda del seicento.
E’ un ideologo nazista – tra i più vicini allo stesso Hitler – che deve porsi il problema Spinoza: come è possibile che un filosofo tanto illuminato, e così ammirato dallo stesso Goethe, fosse ebreo?
Spinoza con la sua libertà dalla fede acritica e dai dogmi mette in crisi il razzismo, il pregiudizio, le categorie pre concette degli studiosi nazisti.
Nel romanzo Alfred Rosenberg – ideologo nazista realmente vissuto – viene seguito nel suo processo di sviluppo come uomo e come pensatore che si avvicina all’antisemitismo e poi al nazismo. Al liceo, avendo declamato discorsi contro gli ebrei, viene costretto dal preside a studiare in Goethe (considerato il massimo pensatore tedesco) tutti i passaggi in cui il sommo Autore si ispira all’ebreo Spinoza, considerandolo uno dei massimi filosofi dell’umanità.
Il dilemma su Spinoza rimane nella mente di Alfred molto a lungo. Vediamo Alfred attraversare le delusioni personali e la solitudine, lo vediamo incontrare un amico d’infanzia con cui tenta una psicanalisi, e infine lo vediamo diventare redattore del giornale ufficiale del nazismo e poi amico personale e seguace di Hitler.
Parallelamente il romanzo intercala la vita di Bento Spinoza, soffermandosi soprattutto sugli anni della scomunica e della persecuzione da parte della comunità ebraica di Amsterdam di cui faceva parte.
Due linee narrative, dunque, corrono attraverso il romanzo: una è la stessa vita di Bento Spinoza (soprattutto gli anni intorno alla scomunica) e l’altra è la vita di Alfred Rosenberg, ideologo nazista.
Sono due orfani, devono affrontare grandi vuoti nella loro vita e cercano punti di riferimento. Ma mentre Spinoza sceglie di liberarsi dal pensiero unico e dalla schiavitù della mente imposta dalla religione, Rosenberg cerca un padre, un tiranno che faccia giustizia e affermi la superiorità della razza germanica, e lo trova in Hitler.
Rosenberg comincia un’analisi, con un allievo di Freud, ma questo percorso si rivela subito inconciliabile con il nazismo e di fronte alla crisi aperta dalla terapia, il personaggio preferirà seguire il dittatore.
Per Rosenberg non è possibile essere curato da un medico che segue le idee di un ebreo (Freud) ma in realtà l’inconciliabilità è più profonda: non è possibile mettere in crisi e rendere più libera una mente assoggettata al dittatore.
La libertà di Spinoza è un’altra apertura impossibile per Rosenberg. La sua ammirazione e invidia potranno avere spazio quando dovrà occuparsi come ufficiale nazista della distruzione della biblioteca personale di Spinoza in Olanda. In questo atto violento si esplica tutta la rabbia invidiosa di una mente limitata ed assoggettata rispetto al libero pensiero.
Come non pensare all’attualità di questi confronti umani ed ideali?