Il 15 giugno la Sspig ha assistito alla messa in scena di Eracle di Euripide presso il Teatro Greco di Siracusa. Per il quarto anno gli allievi si sono recati nella parte orientale della Sicilia per lasciarsi affascinare e suggerire spunti dalle tragedie antiche. Quest’anno la regia della celebre opera è stata affidata alla straordinaria regista Emma Dante che ne ha voluto presentare una trasposizione senza dubbio originale e densa di spunti di riflessione sia per i contenuti classici che per le scelte operate.
Su tutti appare evidente la scelta di un cast quasi completamente femminile, compresi i personaggi come Eracle, Teseo, Anfitrione, etc, che sono stati tutti portati in scena da eccellenti attrici donne. Gli unici uomini sono i vecchi di Tebe (il coro). Un rovesciamento completo dell’antico costume greco che invece voleva proprio le compagnie teatrali completamente al maschile. La regista ha precisato che tale scelta è e non è, allo stesso tempo, un messaggio politico, piuttosto una sfida, uno scardinamento dell’abitudine. Un tentativo di rimettere equilibrio forse? Una sfida per niente banale, ad ogni modo, perchè dei tratti femminili dell’Eroe non colpiscono la dolcezza o la fragilità ma proprio il tentativo esagerato di far trasparire forza e valore anche nei momenti meno opportuni. Eracle appare come un eterno bambino che pensa alla propria battaglia e perde il lume della ragione al punto da uccidere barbaramente la propria consorte, donna integerrima e regale, e la sua stessa prole, che invano lo ha atteso per essere salvata da Lyco.
Il pensiero di un regnante assassino nella propria città fa di Eracle stesso un assassino, poichè accecato per volere delle divinità, finirà per straziare la propria famiglia invece che salvarla.
Colpisce che Eracle, l’eroe delle fatiche immani, il semidio, appaia in scena con tutta
la sua onnipotenza posticcia, si muova goffo e abbia al suo seguito il fedele amico Teseo, che insieme a lui è pronto a scendere nuovamente in campo contro fantasmi e assassini. Ricordano nelle movenze a scatti i pupi siciliani i due amici, ed anche questa è una scelta di regia ben precisa che sembra rimarcare la volontà di far trasparire esagerazione.
Degno di nota anche il personaggio di Anfitrione, papà di Eracle, che sta in scena a stento, con una evidente disabilità fisica che tuttavia lo rende umano e pertanto vicino all’umanità stessa del figlio che in quanto uomo può anche commettere errori.