“Non ci sono fortezze inespugnabili ma solo fortezze che non sono state sufficientemente assediate.”
Nove sono le donne in sala d’attesa, nella stanza dove di solito attendono prima di incontrare la propria psicoterapeuta Natasha. Nella storia di queste 10 donne passa tutto l’universo femminile, con tutte le sue differenze e particolarità. Il denominatore comune tra i personaggi è solo il genere, ma questa metà di umanità è rappresentata in senso ampio ed inclusivo. Si tratta di nove storie complesse e differenti da cui è difficile, però, separarsi in quanto il vissuto di ciascuna è coinvolgente e ricco di spiegazioni, emozioni, motivazioni talvolta in contrasto ma proprio per questo vere ed autentiche per ciascuno.
Ognuna è ok, verrebbe da dire, ognuna ha senso di essere com’è per la vita che ha vissuto e per le scelte che l’hanno portata a intraprendere una direzione piuttosto che un’altra. Vite che ad un certo punto si intrecciano nella stanza comune di attesa della stessa dottoressa che le incontra individualmente, di solito, e che per una volta ha chiesto loro di incontrarsi in questo assetto così diverso: il gruppo. Dialogano tra loro, si differenziano o si rendono conto dei tratti comuni, proprio come avviene nelle varie fasi di un gruppo.
Il narrarsi diventa dunque modo per tessere le fila della propria vita, per consegnarla agli altri ma soprattutto a se stessi con la forma di una storia di senso compiuto. Narrarsi è il modo tipico di essere in terapia in tutte le sue fasi, un continuo raccontarsi e tracciare talvolta anche quando non si ha il senso di stare su un continuum.
Marcella Serrano è un’autrice cilena, una delle più importanti di tutto il Sudamerica, nella sua ormai lunga carriera di scrittrice ha spesso narrato di donne. La Serrano, definita oggi la moderna Sherazade, narratrice de “Le mille e una notte”, è sicuramente colei che parla dando voce non soltanto a se stessa ma a tutto un universo, quello delle donne, di tutte le donne.