La neurologa Frances E. Jensen spiega ai genitori quali cambiamenti e quali limiti sono alla base del comportamento degli adolescenti. Le neuroscienze possono aiutare nel gravoso compito di accompagnare i figli in questa delicata fase della vita?
“Il cervello degli adolescenti” è un testo che nasce dalla dichiarata intenzione dell’autrice – madre di due adolescenti appena cresciuti – di fornire uno strumento di divulgazione per genitori alle prese con questo difficile periodo della vita dei figli.
In una chiave neurologica viene affrontato il tema del cambiamento adolescenziale, facendo riferimento a ricerche ed esperimenti riportati in modo narrativo, piacevole da leggere e comprensibile a tutti.
Viene spiegato chiaramente e con esempi concreti il processo di sviluppo del cervello e il funzionamento del sistema nervoso. Ad ogni area del cervello è attribuita la sua funzione e caratteristica, coerentemente con i dati scientifici più recenti.
La tesi fondamentale del libro è che durante l’adolescenza il sistema di controllo e pianificazione delle azioni che risiede nella corteccia prefrontale non sia ancora maturo e collegato adeguatamente alle strutture corticali e sotto corticali, in particolare col sistema limbico, sede dei processi emotivi.
Questa scarsa o non matura integrazione sarebbe alla base di tutti quei comportamenti avventati e pericolosi che spesso gli adolescenti attuano, e della difficoltà che hanno a gestire anche le emozioni intense.
Nei capitoli l’autrice ci accompagna a considerare diversi aspetti come la valutazione del rischio, l’uso di sostanze, il rapporto con lo studio e le tecnologie. A proposito dì queste ultime, ad esempio, sfata il mito del multitasking, sostenendo che non è possibile un buon apprendimento se si attivano contemporaneamente più canali, e consiglia ai genitori di dare regole rigide per limitare l’uso del computer/iPod/iPad/telefono soprattutto durante lo studio:
“Quando tornano da scuola, dite loro di togliere i libri dallo zaino davanti a voi, fate loro organizzare i compiti, poi chiedetegli quale devono eseguire per primo. Magari protesteranno e strepiteranno, ma se voi darete a questa organizzazione la precedenza assoluta – niente tivù , niente computer, niente merendine finché non sono state fatte certe cose – accrescerete le vostre probabilità di successo”
Una certa attenzione è dedicata alle dipendenze ed agli effetti delle sostanze sul cervello, ma anche agli effetti dei traumi cranici che si possono verificare nei campi sportivi ed essere all’origine di vulnerabilità e disturbi anche permanenti.
Tanti rischi, insomma, da cui difendere questi nostri adolescenti.
Ai genitori viene offerta da una parte una sorta di “rassicurazione” sul fatto che l’origine di molti comportamenti degli adolescenti risieda nei loro limiti neurologici e dall’altra parte una serie di indicazioni su come proteggere i figli sostanzialmente vegliando, sorvegliando e controllando la loro vita.
È certamente positivo l’invito a mantenere sempre una comunicazione con loro, e a spiegare loro quali possono essere le conseguenze delle azioni, aiutandoli a valutare i rischi ma anche a mantenere gli impegni (ad esempio di studio).
Tuttavia tra le righe si legge un presupposto carico di implicazioni: se gli adolescenti sono così vulnerabili e avventati, e fisicamente limitati, ciò vuol che i genitori debbano soprattutto proteggere, controllare e comunicare aiutandoli a valutare i pericoli?
Il rischio di questa visione è che la già presente infantilizzazione di molti adolescenti con genitori ansiosi, venga giustificata dalle neuroscienze. Forse i genitori hanno bisogno di essere informati e di sviluppare strumenti, piuttosto che avere nuove ansie da affrontare con maggiore protettività.
E qui forse questo libro spreca un’opportunità, cioè quella di indicare riflessioni e strategie relazionali, psicologiche, per stimolare connessioni e nuovi sviluppi, anche neuronali.
Se è vero che corpo e mente sono due lati della stessa unità e neuroscienze e psicologia, trattano aspetti complementari delle stesse tematiche, allora bisogna riflettere su come avviene il “travaso” da una parte all’altra.
Probabilmente in questo libro così ben documentato e narrato si parla poco di empatia e di neuroni specchio, e manca una riflessione sul loro ruolo nella relazione educativa e nei processi di cambiamento emozionale. A volte si accenna alla straordinaria capacità del cervello degli adolescenti di cambiare e svilupparsi in positivo, ma forse non abbastanza a come i genitori possono nella e con la relazione aiutarli a favorire tale sviluppo.