“La verità è che nella vita puoi scegliere di essere triste e sentirti triste o di essere felice ed esserlo davvero, sta a te decidere. Ogni giorno.”
Due concetti chiave della psicologia sembrano il fil rouge delle storie racchiuse nel testo “La fortuna non esiste” di Mario Calabresi: autonomia e resilienza.
Il primo è un termine molto caro all’Analisi Transazionale, ma anche a numerosi altri approcci, ed indica la capacità di realizzare a pieno il proprio essere adulti fuori da copioni precostituiti. L’altro è un termine ormai entrato nel gergo comune per indicare la capacità di farcela anche quando si affrontano situazioni al limite, quella capacità di dar fondo alle proprie risorse per andare avanti e affrontare anche i momenti più duri.
Ebbene sembra proprio che nel raccontare le storie di tanti americani che hanno preso in mano la propria vita Calabresi voglia sottolineare quell’antico detto latino che dice “homo faber fortunae suae“, ovvero che l’uomo è l’artefice della propria sorte e può prendere in mano in qualsiasi momento il proprio destino per stabilire dove portarlo e a quali condizioni. Una bella sfida che mette al tappeto la fortuna, il caso, la responsabilità lasciata agli eventi, e riporta al centro della scena la persona e la sua capacità di determinarsi e determinare il proprio cambiamento.
Su tutte “Una scatola di matite” pare raccontare davvero una delle sfide più ardue, complicate da un contesto difficile come può essere la città di Kabul tormentata dalla guerra. Eppure il sogno di un istruzione, di una scatola di matite colorate, portano Jawad ad affrontare persino la sua stessa malattia invalidante e volare negli Stati Uniti per coronare il proprio sogno. Storie di vita quotidiana ma soprattutto di persone semplici.
Non ammette repliche di sorta il libro che Calabresi scrive consegnando 11 storie commuoventi e al tempo stesso capaci di dare la spinta positiva a riprendere in mano il proprio presente, anche se questo risulta segnato da numerose difficoltà.